giovedì 29 luglio 2010

Considerazioni




Giornata di vento e di pioggia qui a Tokyo...ci voleva, per staccare dal ritmo serrato delle camminate per la città immersi nel caldo soffocante. Oggi si respira, e io ne approfitto per rilassarmi un po'.

E' passata più di una settimana da quando siamo partiti. Eppure mi sembra di non aver ancora del tutto afferrato il senso di questa metropoli... ma credo che neanche gli stessi abitanti possano affermare di conoscere bene Tokyo.

Questa è la città dei contrasti: i grattacieli futuristi lasciano volentieri spazio all'architettura Edo dei templi shintoisti (spesso ricostruiti, le guerre moderne non li hanno risparmiati). Nella folla di camicie bianche nelle stazioni della metro si intravedono ancora donne in kimono, e anche loro intraprendono goffe corsette per salire sulla Yamanote Line, con i loro caratteristici zoccoli infradito.

Le strade sono tirate a lucido, non un rifiuto per terra. Ma se ti capita di mangiare un gelato, potresti camminare per ore prima di trovare un cestino...perchè qui non sono previsti. Sembra il paese della prosperità, ma a Ueno si scopre che anche qui c'è gente che un lavoro, ma anche una casa, non ce l'ha.

Piccole considerazioni da un topolino che si credeva metropolitano, ma che in realtà qui sembra arrivare dalla campagna più sperduta...anche se credo che i giapponesi farebbero carte false per aprire la finestra della propria camera, ogni giorno, e trovarci una piazza Carignano o una via Lagrange...pensate che hanno un canale televisivo tutto dedicato al relax, nel quale vengono proiettate ininterrottamente diapositive di paesaggi italiani, accompagnati da musica classica o lounge.










mercoledì 21 luglio 2010

日本


Avete presente quando alzate il coperchio per controllare se l'acqua bolle? A luglio, a Tokyo, quando si esce all'aperto si riceve in faccia la stessa vampata di vapore. La temperatura sfiora i 40 gradi e l'umidità è al 100%. Immersi in una torrida aria bagnata non si ha neanche l'impressione di sudare e come se non bastasse gli sporadici aliti di vento non recano alcun sollievo, dato che un asciugacapelli produrrebbe una corrente più fresca. Insomma, a spasso per la città ci si sente come un raviolo cinese in una vaporiera.


Ma la stanchezza accumulata durante il viaggio non basta a frenare il mio entusiasmo. Dopo non so quante ore di volo sono finalmente arrivata in una terra che mi ha sempre affascinato. Faccio fatica a crederci, ma è così: ciò che spicca verso l'alto non sono i campanili delle chiese ma vertiginosi grattacieli, la guida è a destra e bisogna fare attenzione quando si attraversano le strade, i libri iniziano dalla IV di copertina. È incredibile pensare che questo paese dalle semplici e millenarie tradizioni improntate sulla quiete, la riflessione e la pace interiore possa allo stesso tempo ospitare una delle più pulsanti e caotiche metropoli del mondo.


Abbiamo dormito tutto il pomeriggio, non riuscivamo a tenere gli occhi aperti. Ma verso sera la fame ci ha svegliati e ci siamo diretti verso Shibuya, il famoso quartiere dei divertimenti, in cerca di qualche cosa di buono da mangiare. Il nostro hotel è vicino alla stazione di Shinagawa e il modo più semplice per spostarci è la JR, la metro leggera. Non è stata un'impresa facile: ci sono veramente troppe linee, troppa gente, troppi colori e troppi corridoi...e il rischio di disorientamento è molto alto. Nella metro, pulitissima, la gente prende posto ordinatamente e inizia a leggere giornali, libri o manga (anche i business men!) oppure si attacca al cellulare...sempre che non sia vicino ai posti riservati ai disabili e ai bambini, dove invece è tenuta a spegnere gli apparecchi elettronici...e lo fa! Erano le 10 di sera e ho pensato che fossero allucinazioni da jet lag quando per la strada ho visto persone appena uscite da lavoro e ragazzini nella classica divisa marinara di scuola...qui in Giappone la giornata lavorativa è moooolto più lunga rispetto alla nostra!


Arrivati a destinazione, siamo stati attratti da quel vortice di folla e luci che è Shibuya. Ristorantini tipici giapponesi con le lampade di carta di riso all'entrata si alternano a centri commerciali, negozi di scarpe, fast food e sale per il pachinko. C'è così tanta gente che bisogna camminare intruppati e chi si ferma è un pedone morto. Veramente sorprendente è il famoso incrocio circondato da grattacieli, cartelloni pubblicitari e megaschermi, il più affollato del mondo.


La nostra visita non è durata molto, il caldo e la stanchezza si sono fatti sentire quasi subito e quindi, dopo esserci rifocillati un po', ci siamo reintrodotti in quel dedalo di corridoi della metro per tornare in albergo: la prima giornata è volata!

giovedì 8 luglio 2010

Tramonti e nuovi orizzonti


La prima cosa che ho notato quando sono scesa dall'auto è stata l'intensità della luce. La luce cerulea di un cielo ancora chiaro, nonostante fossero quasi le 11 di sera. Il traghetto per Rødby in qualche minuto sarebbe partito.
Ho girato le chiavi, ho aperto la portiera e sono uscita a respirare un po' di aria fresca.

Nel tratto di autostrada da Lubecca a Fehmarn si vedono solo distese infinite di campi battuti da un vento instancabile. Dopo quasi sedici ore di viaggio, quel panorama così struggente e affascinante sembra infinito ma quando si arriva al piccolo porto di Puttgarden l'estenuante attesa viene presto ripagata. Il Baltico si distende davanti a te, in tutta la sua silenziosa maestà.

E mentre stavo lì, mezza intorpidita, a osservare, ho pensato a quanto non ci potesse essere situazione più appropriata per descrivere quello che mi sentivo dentro. Un altro importante capitolo della mia vita si chiude così, tra le acque scure di un freddo mare del nord. Attraversarle per me significa fare capolino in una terra straniera e dare inizio a una nuova e stimolante avventura.

Con il cuore colmo di buone speranze, mi sono avvicinata al mio compagno di viaggio, appoggiandogli la testa sulle spalle, e una lacrima di gioia mista a paura mi ha rigato il viso.

Il tramonto sul Baltico è un'esperienza emozionante.

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When I went out from the car, the first thing that I could notice has been the intensity of light. The cerulean light of a bright sky, even if it was almost 11 p.m. The ferry-boat to Rødby was about to sail. I turned the key of the car, I opened the door and I went out to breathe some fresh air.

What you can see from the highway from Lubeck to Fehmarn is just a long sweep of windy fields. After almost sixteen hours of travel, such a yearning and fascinating panorama seems to be endless but when the little harbour of Puttgarden comes, that long wait is soon rewarded.
The Baltic Sea is in front of you, so silent and big.

And while I was standing there, half dulled, I thought about how suitable this situation was to describe what I was feeling inside. Another important chapter of my life was going to end, on the dark water of this northern sea. To cross it means to me not just to arrive in another foreign country but also to begin a new and stimulating adventure.

I came up to my travel-mate with the heart full of good hopes and I rested my head on his shoulder. A teardrop of happiness and fear furrowed my face.

The sunset on the Baltic Sea is a touching experience.