lunedì 29 novembre 2010
neve
giovedì 14 ottobre 2010
La scuola tecnologica
domenica 29 agosto 2010
Prossima fermata...Valby
giovedì 12 agosto 2010
Sumidagawa Hanabi
Mi metto un vestitino leggero, per non avere troppo caldo. Salgo sulla metro, sapientemente incolonnata come tutti quanti – dopo due settimane oramai la JR non ha più segreti per me – e dopo 20 minuti esatti scendo a Ueno. Davanti a me, il Bunka Kaykan, dove questa sera il Teatro Regio ha messo in scena la Bohème. I giapponesi amano l’opera e a quanto pare hanno apprezzato il nostro Puccini, dato che hanno formato una fila – naturalmente ordinata e silenziosa – fuori dall’ingresso artisti, aspettando i cantanti per un autografo. Mi sento una diva quando mostro il pass per entrare, là dove alla folla non è concesso. In realtà voglio solo attendere il mio musicista al fresco, nella saletta che precede il backstage. Arriva circondato da alcuni colleghi italiani, più qualche giapponese: stasera si esce tutti assieme, per un programma speciale. Tutti a casa di Takae per assistere al Sumidagawa Hanabi, lo spettacolo di fuochi d’artificio che ogni ultimo sabato di luglio si tiene lungo le sponde del fiume di Tokyo.
Una corsa contro il tempo ci porta ad una palazzina di quattro o cinque piani, il padre di Takae è sulla porta e ci indica a che piano indirizzare l’ascensore. Arrivati a destinazione, come da rito ci togliamo le scarpe per entrare dentro alla casa, ma solo per percorrere un breve corridoio. Veniamo invitati da un’anziana signora a uscire nuovamente all’aperto, da una porta che a prima vista sembra quella di un balcone, ma che in realtà porta ad un terrazzo enorme. Varcata la soglia, ci troviamo piacevolmente accolti da un gruppetto di giovani ragazzi giapponesi: gli uomini in yukata, l’abito tradizionale per le occasioni informali estive e le donne in kimono tradizionale dai colori sgargianti, i capelli raccolti in elaborate e voluminose acconciature. Ci offrono sedie e birra fresca, svelandoci il banchetto di piatti tipici giapponesi preparati per l’occasione, mentre lo spettacolo pirotecnico ha inizio.
E fu così che una ventina di occidentali si ritrovarono, quasi per caso, sul tetto di una casa di Tokyo, assaporando per un momento un’antica tradizione giapponese nel modo più autentico e genuino. Grazie infinite, dolce Takae, per quello che hai saputo regalarci quella sera.
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I decide to wear a light dress for the evening, not to be too hot. I get on the subway, perfectly lined up with the others – after two weeks the Japan Rail doesn’t hide any secret to me – and after exactly 20 mins I get off at the Ueno station. In front of me, the Bunka Kaykan, the theatre in which this evening the Teatro Regio has performed Bohème. Japanese people love the opera and it seems that they have appreciated our Puccini too, since they formed a – obviously tidy and silent – queue in front of the artists’ entrance, waiting for the autographs of the singers. I feel like a diva while I’m showing the pass to enter where the crowd is not allowed to. Actually, I just want to wait for my musician in the cool backstage room. He arrives with some Italian and Japanese colleagues: this evening we are going out together, for a very special program. We are going to Takae’s home to see the Sumidagawa Hanabi, the fireworks that every last Saturday of June are held on Tokyo’s river.
A fast run to be on time takes us to a 4-5 floors’ house, Takae’s father is at the door, indicating us which button to push on the elevator. As a ritual, we take off our shoes to enter in the house, but just to walk a little passage. An old and elegant woman invites us to go out again, it seems on a balcony. Actually the balcony is a big terrace and a nice group of young Japanese people greet us. Men wear the yukata, the traditional suit for informal summer meeting and women are in colorful kimonos, with elaborate and voluminous hairstyle. They offer us chairs and fresh beer, uncovering the heavenly banquet of typical Japanese food, while the pyrotechnical show begins.
In this way, twenty western people sat down on a roof in Tokyo, could taste for a while the authentic and genuine atmosphere of an ancient Japanese tradition. Thank you so much, sweet Takae, for what you could gift us that evening.
giovedì 29 luglio 2010
Considerazioni
mercoledì 21 luglio 2010
日本
Avete presente quando alzate il coperchio per controllare se l'acqua bolle? A luglio, a Tokyo, quando si esce all'aperto si riceve in faccia la stessa vampata di vapore. La temperatura sfiora i 40 gradi e l'umidità è al 100%. Immersi in una torrida aria bagnata non si ha neanche l'impressione di sudare e come se non bastasse gli sporadici aliti di vento non recano alcun sollievo, dato che un asciugacapelli produrrebbe una corrente più fresca. Insomma, a spasso per la città ci si sente come un raviolo cinese in una vaporiera.
Ma la stanchezza accumulata durante il viaggio non basta a frenare il mio entusiasmo. Dopo non so quante ore di volo sono finalmente arrivata in una terra che mi ha sempre affascinato. Faccio fatica a crederci, ma è così: ciò che spicca verso l'alto non sono i campanili delle chiese ma vertiginosi grattacieli, la guida è a destra e bisogna fare attenzione quando si attraversano le strade, i libri iniziano dalla IV di copertina. È incredibile pensare che questo paese dalle semplici e millenarie tradizioni improntate sulla quiete, la riflessione e la pace interiore possa allo stesso tempo ospitare una delle più pulsanti e caotiche metropoli del mondo.
Abbiamo dormito tutto il pomeriggio, non riuscivamo a tenere gli occhi aperti. Ma verso sera la fame ci ha svegliati e ci siamo diretti verso Shibuya, il famoso quartiere dei divertimenti, in cerca di qualche cosa di buono da mangiare. Il nostro hotel è vicino alla stazione di Shinagawa e il modo più semplice per spostarci è la JR, la metro leggera. Non è stata un'impresa facile: ci sono veramente troppe linee, troppa gente, troppi colori e troppi corridoi...e il rischio di disorientamento è molto alto. Nella metro, pulitissima, la gente prende posto ordinatamente e inizia a leggere giornali, libri o manga (anche i business men!) oppure si attacca al cellulare...sempre che non sia vicino ai posti riservati ai disabili e ai bambini, dove invece è tenuta a spegnere gli apparecchi elettronici...e lo fa! Erano le 10 di sera e ho pensato che fossero allucinazioni da jet lag quando per la strada ho visto persone appena uscite da lavoro e ragazzini nella classica divisa marinara di scuola...qui in Giappone la giornata lavorativa è moooolto più lunga rispetto alla nostra!
Arrivati a destinazione, siamo stati attratti da quel vortice di folla e luci che è Shibuya. Ristorantini tipici giapponesi con le lampade di carta di riso all'entrata si alternano a centri commerciali, negozi di scarpe, fast food e sale per il pachinko. C'è così tanta gente che bisogna camminare intruppati e chi si ferma è un pedone morto. Veramente sorprendente è il famoso incrocio circondato da grattacieli, cartelloni pubblicitari e megaschermi, il più affollato del mondo.
La nostra visita non è durata molto, il caldo e la stanchezza si sono fatti sentire quasi subito e quindi, dopo esserci rifocillati un po', ci siamo reintrodotti in quel dedalo di corridoi della metro per tornare in albergo: la prima giornata è volata!